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Trento, 5 gennaio 2010
La resa dei conti
PerchÉ Bombarda sbaglia completamente
di Marco Boato, Presidente dei Verdi del Trentino
da l’Adige di martedì 5 gennaio 2010

In tanti anni di impegno politico, anzi ormai in tanti decenni, ho sempre evitato, sia a livello locale che a livello nazionale, di portare sulle pagine dei giornali polemiche interne a una forza politica, che è altra cosa dal dibattito pubblico sulla situazione e sulle linee politiche, al quale è invece utile e opportuno dare il massimo di rilevanza e di trasparenza.

Ma dopo aver letto l’intervista a Roberto Bombarda sull’Adige del 3 gennaio credo sia doveroso da parte mia proporre qualche osservazione alla luce del sole, anche per difendere la storia, la dignità e la credibilità non tanto mia, quanto dei Verdi del Trentino: una storia lunga ormai oltre un quarto di secolo.

E questo mi sento di fare a maggior ragione, dal momento che, su mia proposta, fra poco più di un mese i Verdi sceglieranno una nuova leadership e un nuovo gruppo dirigente, a cui assicuro fin d’ora il massimo di collaborazione e di solidarietà, ma in un ruolo diverso.

I Verdi del Trentino hanno sempre avuto la più ampia apertura a forme di partecipazione, e anche di candidatura, non strettamente vincolate non solo alla disciplina di partito, ma in molti casi neppure all’obbligo di iscrizione alla forza politica. Da molti anni ormai abbiamo formato liste di «Verdi e democratici» nei vari ambiti istituzionali, proprio per dare piena legittimità anche a chi si impegna politicamente con noi e si candida alle elezioni pur senza appartenere formalmente ai Verdi. Nella fase storica della crisi della forma-partito e del crescente distacco dei cittadini dalla politica tradizionale, questa scelta è stata lungimirante ed anticipatrice, anche se ha comportato qualche difficoltà in più e uno straordinario sforzo di generosità da parte di chi per anni e decenni ha lavorato a costruire questa forza politica con continuità di impegno, e anche con non pochi sacrifici personali di tanti militanti e dirigenti.

Roberto Bombarda ora si lamenta di sentirsi solo e abbandonato. Non mi pare una critica fondata. Nel 2003 siamo andati da lui, Iva Berasi e io, a proporgli di candidarsi con i Verdi, garantendogli sostegno e solidarietà piena (non solo a lui, del resto, ma a tutti coloro che accettavano l’impegno comune con noi, a partire da Donata Loss e tanti altri e altre). Così è entrato in Consiglio provinciale per la prima volta e, ovviamente, non gli è mai mancato il pieno appoggio dei Verdi. Avvicinandosi le nuove elezioni del 2008, ho lavorato con tutto il gruppo dirigente dei Verdi non solo a costruire lista e programma per la nuova sfida, ma anche - il che non era affatto scontato - a formare il consenso alla sua richiesta di essere questa seconda volta lui stesso il primo capolista.

Devo dare atto alla generosità di Iva Berasi, senza la cui disponibilità questa scelta non sarebbe stata facilmente praticabile. E così dunque è stato, con una piena solidarietà dei Verdi per tutta la campagna elettorale e dopo. Del resto, non volendo in alcun modo ricambiare l’ingratitudine di Bombarda, posso dire che anche oggi, come per tutti i sei anni precedenti, da parte mia e dei Verdi del Trentino c’è sempre stata e c’è tuttora piena condivisione e soddisfazione per il lavoro istituzionale del nostro consigliere provinciale.

Purtroppo, a differenza che nel 2003 (e ancora prima nel 1998), questa volta Lorenzo Dellai ha tradito la fiducia dei Verdi e la loro piena lealtà alla coalizione, preferendo privilegiare, nella formazione della Giunta, non la collegialità e il pluralismo della coalizione stessa, ma il rapporto separato stabilito col Patt e con l’Udc, «scaricando» i Verdi dalla Giunta col consenso del Pd di Pacher. Quel Pd che solo da qualche mese, con tanto ritardo e tanta subalternità, si è reso conto della squilibrio politico creatosi nel centrosinistra trentino e del mutato ruolo di Dellai: da leader dell’intera coalizione a leader di una operazione neo-centrista, limitata solo ad alcune componenti della coalizione.

Questa è la «solitudine» di cui si lamenta Bombarda: i Verdi non sono più in Giunta e il suo ruolo consiliare ovviamente ne risente, anche se, ripeto, sono convinto che stia comunque facendo un lavoro molto positivo, rispetto al quale ha sempre avuto la solidarietà e la condivisione dei Verdi, oltre che mia personale. Del resto, io stesso ho svolto il mio lavoro politico e istituzionale in ben sei legislature parlamentari in piena solitudine, senza mai sognarmi di lamentarmi con i Verdi esterni alle istituzioni di questa condizione, che non è un segno di disinteresse ma fa parte della condizione stessa dell’eletto. Ovviamente c’è un contemperamento a tutto questo. Ed è il dibattito e il confronto che si svolge regolarmente nelle riunioni politiche dei Verdi (esecutivo provinciale, consiglio federale, assemblee congressuali) oltre che in quella straordinaria fucina di elaborazione e di idee, promossa dai Verdi, che è la Scuola Langer, in corso mensilmente ormai da ben quattro anni. Bombarda, per sua libera scelta, non ha mai partecipato alla Scuola Langer e da alcuni mesi ha interrotto la sua partecipazione alle riunioni politiche collegiali, pur essendovi sempre invitato anche se non iscritto ai Verdi. Oggi si lamenta della mancanza di rapporti politici con Dellai, ma lui stesso ha rifiutato di partecipare anche all’unica riunione politica della coalizione con Dellai il 22 luglio scorso a Tenna.

Dellai ha gravi responsabilità nel non mantenere viva la collegialità politica della coalizione (quante volte l’ho detto e scritto!), ma questo rende meno comprensibile il disertare anche le poche occasioni che si presentano, anche per nostra sollecitazione.

Nel frattempo, proprio in questi mesi, i Verdi del Trentino hanno svolto un ruolo determinante a livello nazionale nel costruire e poi realizzare quella svolta politica, che ha determinato il cambiamento della leadership e soprattutto della linea politica dei Verdi italiani, uscendo dalla anomala collocazione nella estrema sinistra o nella cosiddetta «sinistra radicale» (con i conseguenti fallimenti nelle elezioni politiche ed europee) e rilanciando la centralità e la priorità ecologista, ispirandosi sia ai «Grünen» tedeschi che a «Europe écologie» di Daniel Cohn-Bendit in Francia.

Non sarà facile dare pieno compimento a questa svolta profonda che abbiamo determinato nei Verdi italiani, perché ci vorrà un lungo e impegnativo lavoro, ma è davvero ingeneroso affermare che i Verdi del Trentino «non hanno un’agenda politica». Questa agenda politica l’abbiamo elaborata prima di tutto proprio qui in Trentino e l’abbiamo diffusa a livello nazionale, dapprima con l’Appello agli ecologisti e poi con la mozione congressuale «Il coraggio di osare», oltre che con decine di riunioni in tutta Italia. Tutto questo proprio negli ultimi mesi, da giugno 2009 in poi, quando Bombarda ha deciso di non partecipare più alle riunioni e al nostro coraggioso sforzo di rinnovamento e di rilancio ecologista.
Non sono abituato a lanciare invettive o «scomuniche» politiche, ma non sono neppure disposto, a nome dei Verdi del Trentino, ad accettare giudizi ingenerosi e liquidatori, tanto più quando non si è voluto dare il proprio contributo nella battaglia politica più impegnativa di tutti questi anni, in cui era in gioco la sopravvivenza stessa dei Verdi come forza politica autonoma.

Ma sono anche certo di interpretare lo stato d’animo di tutti nel dire, che porte e finestre sono spalancate e che per sentirsi meno soli basta saper dialogare e condividere un po’ di più il proprio impegno (meritorio) con gli altri, come abbiamo sempre fatto. Oltre un quarto di secolo di storia politica dei Verdi è lì a dimostrarlo.

Marco Boato
Presidente dei Verdi del Trentino

 

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